Quando Phythium mi chiamò sapevo ben poco di loro e del loro settore. Non avevo familiarità con agrofarmaci, fitofarmaci, nutrienti, fertilizzanti e sementi.
Conoscevo però gli impianti farmaceutici e quelli per la produzione di pesticidi, fertilizzanti e altre specialità chimiche per l’agricoltura, messe a punto attraverso studi in terreni agricoli trasformati in laboratori.
Scoprii così che la realtà industriale e commerciale di Phythium era molto simile a quella di un’industria farmaceutica, in cui la ricerca e la produzione di principi attivi è nettamente separata dalla formulazione dei prodotti, con logiche, competenze e impianti non sovrapponibili.

Negli impianti di formulazione avviene uno spezzettamento della produzione e si fa ampio ricorso alla manodopera.
Phythium aveva intrapreso il cammino della ricerca dell’efficienza produttiva nei propri stabilimenti di formulazione dei fitofarmaci ed era ovunque sulla buona strada, tranne che nello stabilimento di M. dove, per qualche misteriosa ragione, il percorso incontrava ancora delle difficoltà.

A fronte di una certa difficoltà a ricevere e interpretare i dati era difficile comprendere quali azioni sarebbe stato utile ed opportuno intraprendere per migliorare la qualità e il valore aggiunto della produzione.
Il mio compito sarebbe stato quello di analizzare la situazione e prospettare al cliente un pacchetto di interventi migliorativi.
Questo compito però non era certo facile, e mi venne subito in mente il caso di un impianto chimico in Puglia, dove ero stato incaricato di coordinare un qualificato gruppo di ingegneri che doveva svolgere approfondite analisi sulla tecnologia e l’operabilità dell’impianto, analisi caratterizzate da una notevole complessità.

Alla fine, dopo accanite ricerche e approfondimenti, capii allora che l’impianto di M. andava sistematicamente fuori servizio per manutenzione straordinaria nella stagione della raccolta delle fave e dei carciofi.
Quando riferii il risultato alla Direzione, appresi che il fatto era noto ma che necessitava di una conferma indipendente.

Proposi quindi a Phythium di svolgere una Business Due Diligence sullo stabilimento di M. corredata da un benchmark competitivo con unità simili di concorrenti che avrei cercato di caratterizzare al meglio delle mie possibilità. L’idea piacque e iniziai il lavoro.

Lo stabilimento di M. era una un’unità organizzativa completamente autonoma che avrebbe dovuto trasformarsi, una volta raggiunta l’efficienza, da centro di costo in centro di profitto.
Per questo, oltre a visitare e a caratterizzare approfonditamente le varie unità produttive, svolsi incontri individuali con tutte le persone chiave, per ricostruire in modo sistematico le procedure di lavoro, i sistemi di controllo della produzione e della qualità e il rispettivo ruolo nei vari progetti intrapresi per il miglioramento dell’efficienza.

Tutti i verbali degli incontri vennero inviati ai miei interlocutori in via riservata, in modo da poter ottenere commenti e correzioni che avrebbero costituito il principale riferimento sulle procedure operative adottate presso lo stabilimento.
Fui favorevolmente impressionato dalla preparazione e dalla professionalità di tutti i miei interlocutori, oltre che dalla loro consapevolezza sulle problematiche operative e sugli obiettivi di qualità ed efficienza da raggiungere.

A un primo esame pareva davvero impossibile che quella squadra non rendesse al meglio delle proprie possibilità.
Il primo giro di consultazioni e di visite agli impianti era stato molto utile per consentirmi di programmare una seconda sessione di incontri nel corso della quale avrei messo a fuoco le proposte di miglioramento che ciascun reparto riteneva possibile introdurre.

Le conoscenze acquisite e la verifica sistematica delle indicazioni verbalizzate cominciavano a delineare un’immagine sempre più nitida delle dinamiche organizzative in atto presso lo stabilimento.
Con il secondo giro di consultazioni i problemi emersero spontaneamente. Fu così possibile stilare un elenco condiviso di azioni migliorative da condividere con la Direzione, introducendo alcune correzioni agli interventi avviati per ottenere la massima efficienza.

Venne poi il momento di confrontarci con gli stabilimenti concorrenti, che erano numerosi, in particolar modo in Italia e nei paesi confinanti. Analizzai i bilanci dei concorrenti, cercando di mettere in relazione le immobilizzazioni, i ricavi e i costi operativi con la realtà produttiva e industriale che sarei andato a verificare con dei sopralluoghi.
Raccolsi in modo sistematico notizie relative a servizi offerti, progetti di sviluppo, incidenti, problematiche di bonifica, così da ottenere un quadro di riferimento chiaro su ricavi, volumi di produzione, numero di addetti, primo e secondo margine, e molti altri dati.

Presentai allora i risultati del mio lavoro che fornivano una grande quantità di informazioni sullo stabilimento di M., sulla sua organizzazione e sui suoi principali concorrenti.
Non emergevano criticità specifiche ma evidenziai piuttosto un insieme organico di interventi che, attuati con una progressione costante, avrebbero potuto migliorare l’efficienza e la qualità del lavoro.
Phythium apprezzò molto il mio lavoro tanto che ritenne opportuno estenderlo a un altro stabilimento del proprio gruppo.

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