Spazio Atlantide ha eseguito un’analisi del mercato delle vernici antivegetative, per conto di Azimut Benetti, costruttore di splendidi yacht di lusso, e di Colorobbia, leader internazionale nella produzione di specialità per la decorazione e produzione di ceramica e vetro.

Si tratta di un tema di grande rilievo da un punto di vista economico e ambientale. Le incrostazioni biologiche (fouling) che colpiscono la superficie degli oggetti rimasti sommersi in ambiente marino, come le carene di barche e navi, comportano problemi economici, ambientali ed anche politici.

Il fouling costringe gli armatori a significative spese per rimuovere le incrostazioni marine sullo scafo. I costi globali sono ingenti e comprendono sia il mancato guadagno per il tempo di stazionamento nel bacino di carenaggio, che il costo delle operazioni di pulizia dello scafo e di ripristino del rivestimento protettivo costituto dalle vernici antivegetative.

I biocidi presenti nei rivestimenti antivegetativi attuali sono dei composti organometallici (di rame o zinco) e/o dei composti organici (fungicidi, alghicidi, battericidi) che permettono di prevenire l’adesione degli organismi marini.

Queste sostanze sono oggetto di una sorveglianza attiva da parte delle Autorità, in ragione dei loro effetti sull’ambiente e sull’uomo e sono inquadrati da precise e severe norme  europee.

Le vernici antivegetative sono suscettibili di provocare un inquinamento acuto e cronico dell’ambiente.

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